Sono cresciuta leggendo fumetti: Topolino, Paperino, Charlie Brown, Mafalda, Diabolik, Lupo Alberto…li leggo ancora oggi, quando ne ho l’occasione. Però i graphic novels (che è un modo molto figo per dire fumetti – generalmente per adulti) li leggo e li conosco poco. L’unico motivo per cui ho preso Valzer con Bashir è perché il bibliotecario, durante una conversazione, tira fuori l’eccidio/genocidio di Sabra e Chatila. Eh? – dico io, mostrando la mia usuale ignoranza. Quindi ecco a voi i fatti della vicenda, per addentrarci nel mondo di questo graphic novel. Contesto: guerra civile libanese. Dato che non credo che questo aiuti molti né molto, specifico. Anni: 1975-1990. Motivo principale degli scontri: cristiani libanesi vs musulmani palestinesi (molto in breve). Iniziano dei massacri che durano decine di anni, in cui le due schiere si uccidono a fase alterne principalmente in base al credo religioso. Alla fine del conflitto si calcolano circa 15000 morti, ma, si sa, i numeri dei deceduti sono sempre un mistero e tendono ad essere ridotti. In uno di questi massacri rientrano le vicende di Shabra e Chatila. Sabra e Chatila sono rispettivamente un quartiere e un campo profughi alla periferia di Beirut dove tra il 16 e il 18 settembre del 1982 le falangi libanesi, con la complicità dell’esercito israeliano, compirono un massacro ai danni della popolazione civile palestinese. I numeri dei morti non furono – e non sono tuttora – chiari: se le fonti libanesi che condussero un’inchiesta sul massacro parlarono di “appena” 400 morti, altri arrivano ai 3000 morti. 3000 morti in due giorni. Da specificare che l’esercito libanese era cristiano e i palestinesi massacrati e torturati invece erano di fede musulmana. Beh, fatto sta che il massacro rimase di fatto impunito; ancora oggi nessun responsabile è stato condannato o sta pagando per quelle uccisioni, e, anzi, il capo delle forze falangiste, Elie Hobeika, ricoprirà in seguito e fino alla sua morte, importanti cariche in seno al governo libanese.
La graphic novel è la trasposizione di un film d’animazione – in realtà una sorta di documentario – in cui il regista, Ari Folman, ricorda la sua partecipazione al massacro di Sabra e Chatil. Ari Folam all’epoca dei fatti era un fante dell’esercito israeliano poco più che maggiorenne. Nella graphic novel – come nel film – Folman cerca di ricordare i fatti a cui assistette e che poi ha rimosso della carneficina.
Alla fine del film – e del fumetto – si trovano delle immagini d’archivio della strage, che spiazzano e scioccano completamente il lettore, che è impreparato a tanta crudezza, specie dopo dei disegni, che per quanto crudi non rendono appieno il dramma e la realtà dello sterminio. È un fumetto crudo, spietato, come spietati furono i fatti a cui si riferisce. Basti dire che in Libano il film è tuttora vietato, perché i ricordi della guerra civile sono ancora troppo vicini e una piaga mai sanata del Paese.
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