Figlie del mare di Mary Lynn Bracht

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Corea, 1943: Hana e sua sorella Emiko sono due haenyeo “pescatrici di perle”, una tradizione femminile che la famiglia porta avanti da decenni. Un giorno, sulla spiaggia, un soldato giapponese si avvicina al luogo dove Emiko, ancora bambina, sta riposando. Per salvare la sorella, Hana si lancia sulla riva, e viene presa dai soldati. Da quel momento diventerà una comfort woman, una delle migliaia di donne che l’esercito giapponese utilizzava durante la seconda guerra mondiale come schiava sessuale. Il caporale Morimoto, l’uomo che l’ha rapita, infatuatosi di lei, vuole scappare con lei, renderla sua moglie, ma questo non impedisce agli altri soldati di approfittarsi si lei e violentarla. Corea del Sud,2011: Emiko rende visita alla sua famiglia, e partecipa ad una manifestazione per non dimenticare le comfort women. Emiko sta vivendo i suoi ultimi anni. Ormai è un’anziana con due figli e una vita piena di parole e segreti non detti, soprattutto il più buio di tutti: l’esistenza della sorella Hana.
Le due sorelle raccontano drammi diversi che la popolazione e in particolare e donne coreane hanno subito: dall’invasione giapponese alla guerra con il Nord Corea, un elenco infinito di orrori e drammi, che hanno segnato la vita delle due protagoniste.
Le comfort women furono quelle donne che furono rapite e usate dai soldati dell’Armata giapponese durante la Seconda guerra mondiale come schiave sessuali. Si ritrovano nelle Filippine, nella Corea e nella Cina occupata. Hana descrive una parte della misera vita delle comfort women, le donne rapite dai soldati. Una storia disdicevole e volutamente insabbiata.
Il tema delle comfort women mi era nuovo prima di leggere il romanzo. Ed è stato un dramma enorme, massiccio ( sebbene i numeri varino da fonte a fonte, si parla da 20.000 a 300.000 donne coinvolte), e tuttora sconosciuto ai più.
La trama è scorrevole (in alcuni punti), forse non troppo accurata soprattutto per il lieto fine di una parte della storia.
Non mi sono piaciute alcuni semplificazioni davvero basilari ed eccessive. Per esempio, ecco la descrizione di un evento chiave della Seconda Guerra mondiale, il bombardamento di Pearl Harbor:
“Il Giappone ha bombardato l’America” riprese Morimoto. “Lo sapevi? Hanno affondato le loro corazzate nella base navale alle Hawaii. È stato un atto di difesa, per tenerli fuori dalla guerra, ma non ha funzionato. Anzi, si sono arrabbiati moltissimo e sono entrati subito in guerra.”
Insomma dire che il Giappone ha bombardato l’America come “atto di difesa” è parzialmente erroneo, mentre è chiaramente una semplificazione ridurre la risposta americana a un “si sono arrabbiati moltissimo”. Non dico che non sia vero, però questo linguaggio va bene per i bambini delle elementari, mica per un esponente dell’esercito come Morimoto.
Nel complesso il libro non mi ha convinta appieno. Se non avessi letto la nota dell’autrice a fine libro, in cui spiega che con il libro cercava di far conoscere il dramma delle donne coreane che sotto la dominazione giapponese furono rapite dalle famiglie e subirono violenza, non mi sarei neanche presa la briga di consigliarlo.
Ma resta un vuoto per personaggi e storia. Hana ha una storia che ha dell’incredibile e molto infiorettata: l’autrice stessa scrive che il lieto fine di Hana è voluto per dare una sorta di illusione a tutti coloro che hanno vissuto il dramma e che meritavano una sorta di speranza (mi ha ricordato la fine di Espiazione di Ian McEwan). Però il finale è irrealistico.
La storia di Emi invece descrive il presente, come Emi affronta, decenni dopo, il rapimento della sorella e il senso di colpa che l’evento ha su di lei. Emi convive con mille segreti, in primis la stessa esistenza di Hana. E la sua vita si srotola un segreto dopo l’altro, descrivendo ai figli ormai grandi alcuni segreti del suo passato: come ha conosciuto il loro padre, la perdita dei genitori, le fasi successive alla fine della seconda guerra mondiale e lo scoppio, quasi immediato, della guerra di Corea. Un dramma dietro l’altro che segna per sempre la vita di Emi ma anche della Corea in generale. Il clima di tensione, conflitto e spionaggio per stanare i comunisti raggiunge livelli assurdi: vicini che si spiavano e vite distrutte sulla base di un sospetto o una voce; punizioni e torture; processi sommari; scomparse e uccisioni quotidiane. Un dramma infinito.

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