Sei un lettore snob? Booktag [spoiler: sì]

Tutte le illustrazioni dell’articolo (e molte altre, altrettanto belle) le trovate qui:illustrazioni sui libri Archives – Picame (picamemag.com)

Ritorno con un vecchio booktag, che si adatta benissimo a me. L’ho preso da Matteo Fumagalli:

Via con le domande! (tradotte molto malamente dalla sottoscritta).

1. Adattamenti snob: leggi sempre il libro prima di guardare il film?

Sì. O almeno cerco, perché poi il film trovo che tolga qualcosa alla lettura, e nello specifico toglie la possibilità di immaginarsi i personaggi in un certo modo. Per esempio, io leggendo Harry Potter mi ero fatta un’idea ben precisa di come fosse, proprio fisicamente, il personaggio di Harry, che non è Daniel Radcliffe. Se avessi visto prima il film e solo dopo letto il romanzo credo sarebbe stato inevitabile immaginare Daniel Radcliffe come Harry Potter.

Non è un male assoluto, sia chiaro. Però mi piace immaginare i personaggi nella mia testa (credo lo facciano un po’ tutti), e poi ci sono delle scene che magari per me sono belle e importanti nel romanzo che nel film vengono sacrificate o modificate, perché si tratta di un mezzo di comunicazione differente. E questa cosa a me non piace perché sono una vecchia tignosa inside.

Detto questo non sono mai riuscita a leggere Il signore degli anelli proprio perché ho visto il film, che io ho adorato ma so essere abbastanza diverso dal romanzo. Eppure per me Frodo è Elija Wood e Aragorn è Viggo Mortensen, pure se nel libro sono diversi. Ormai ho l’imprinting, come le paperelle.

2. Formato snob: Puoi scegliere un solo formato per leggere i libri per il resto della tua vita. Quale scegli: libri cartacei, e-book o audiolibri?

Qui è semplice: libri cartacei. Gli audiolibri non li ho mai provati (anche se è da un po’ che voglio tentare), mentre per gli e-book il mio problema è che alcuni testi non si adattano alla lettura in digitale. Ne ho parlato spesso per esempio con i titoli su Dante: in generale i fumetti e i graphic novel non sono ancora un formato leggibile comodamente tramite e-reader (almeno quello che ho io): spesso l’impaginazione non funziona correttamente e manca completamente il colore (da quanto ho capito esiste un solo e-reader apposta per la lettura di fumetti a colori). Quindi non è necessariamente una questione di snobismo, quanto di fattibilità.

[Tra l’altro sono reduce di una sfiancante chiamata con un operatore Kobo che ha prosciugato le mie energie e la mia benevolenza verso il genere umano.

Il simpatico ometto mi ha dato velatamente della babbea per gli interi venti minuti di chiamata, mentre mi ripeteva cose palesemente false e io glielo facevo notare.

In breve: prendo gli ebook in prestito dalla biblioteca, che sono protetti dal DRM (il diritto d’autore per i documenti digitali, argomento su cui ho una seppur minima esperienza in quanto materia di esame nei concorsi per bibliotecari). 

Il nuovo lettore però (perché sì, nella sfiga quello vecchio l’ho rotto), a causa del DRM, non mi permetteva l’accesso ai libri della biblioteca. Venti minuti d’orologio a cercare di spiegare che “no, non è colpa della biblioteca” e che “no, non è la biblioteca a mettere o togliere il DRM”. Che odio.

Poi fortunatamente il problema si è risolto da solo, perché ho seriamente considerato l’ipotesi di lanciare una maledizione all’operatore diabolico. L’intera conversazione è stata condita da un paternalismo del tipo ‘tu guarda, mi tocca ripetere 20 volte a questa cretina le stesse cose’ e io che cercavo di spiegare che “sì, amico, lo so che se acquisto il libro non ho problemi col DRM, non sono scema, ma io non voglio comprarlo, lo voglio in prestito dalla biblioteca!”. E mentre l’ometto mi ripeteva per la centesima volta che “la biblioteca può sbloccare il DRM” e che “a volte i libri in prestito si aprono, altre no”, e io come una vera babbea gli ripetevo che “no, friend, il DRM è il diritto d’autore, non compete alle biblioteche toglierlo o meno” e che “col cazzo a volte si aprono e a volte no, si devono aprire sempre, mica è una sorpresa”. Al che  lui aveva la battuta pronta “ma i libri acquistati riesce ad aprirli, quindi non è un problema di Adobe né di Kobo, faccia la prova. Vada a comprare un libro in biblioteca” e io a dire “Beh, sarebbe la prima biblioteca a vendere i libri, ma poi…Grazie allo stracazzo, megababbeo, lo so pure io che se il libro lo acquisto non è protetto da DRM (cioè, lo è, ma è mio, quindi posso aprirlo senza problemi)! Ma io ho preso Kobo e non Kindle perché voglio leggere i libri della biblioteca!” (qui sì, ho citato spietatamente la concorrenza, anche se non avrei preso Kindle – in quanto prodotto Amazon – neanche se me lo lanciavano). Dopo la centesima volta che mi ripeteva “Non so come aiutarla, se non vuol capire” ho ringraziato (perché sono babbea, in fondo il tipo aveva ragione) e ho messo giù.

Solo a quel punto, da vera lady, mi sono concessa un grosso STRAVAFFANCULO. Credo mi abbiano sentito fino in fondo alla via].

3. Ship snob (non so come tradurre efficacemente ship). Usciresti o sposeresti un non-lettore?

Domanda difficile. MMMMMH. Vediamo…Allora direi che per uscire sì, può andare, perché insomma una storia può durare anche poco (bene, quindi già immagino una roba destinata a finire); mentre per il matrimonio no (qui parto dal presupposto che un’uscita abbia durata minore rispetto al matrimonio, che ancora vedo come un qualcosa di semi-eterno, nonostante numerose prove del contrario). L’animo della novantenne emerge. Certo che farei delle eccezioni: che so, se Chris Hemsworth o Stella Maxwell vengono a bussare alla porta non è che faccio il test del lettore. Novantenne sì, ma pippa totale no.

[Sì, sono una persona gretta e superficiale].

4. Genere snob. Devi abbandonare un genere (letterario) per il resto della tua vita. Quale abbandoni?

I Bizarro books. È semi sconosciuto (o totalmente sconosciuto) in Italia, ma ha una nicchia di ammiratori oltreoceano.

Si tratta di un genere che mischia elementi fantascientifici, weird, ed erotici (quest’ultimo aspetto è in realtà presentato in chiave a volte ironica oppure come qualcosa di assurdo, quindi non è il classico Cinquanta sfumature, per intenderci. Sotto farò esempi più specifici).

È molto molto molto molto particolare, e mira a creare stupore e shock nel lettore (e ci riesce).

Giusto per dare un’idea, ecco un elenco di titoli: The Cannibals Of Candyland, Ass Goblins Of Auschwitz, The haunted vagina.

I titoli sono in inglese perché è un genere che ha visto la nascita negli USA e non ha una larga diffusione.

La trama de La vagina infestata per esempio, è questa:

“È difficile amare una donna la cui vagina è l’ingresso per il mondo dei morti”.

Quindi, la definizione Bizarro book è appropriata.

Io di questo genere ho letto un solo libro, Pickled apocalypse of pancake island (L’apocalisse cetriolosa dell’isola dei pancake – la traduzione l’ho fatta io un po’ così, ispirata dal momento). Ne ho parlato in dettaglio qui.

In breve la storia è questa: nel pianeta dei cetrioli sono tutti depressi; nel giorno del suo sedicesimo compleanno Gaston Glew costruisce un razzo e parte alla cazzo di cane. Arriva al pianeta dei pancake dove incontra Fanny Fod, che è giustamente una pancake. Ragazzi, un cetriolo e una pancake sono i protagonisti, quindi capite che siamo nel mondo dell’assurdo.

La scena che mi ha segnato a vita è quella in cui i due fanno sesso. Sono coinvolte delle porte. Io l’ho letto almeno 5 anni fa, e ancora mi perseguita.

Però ecco, ci tengo a precisare che la svolta ‘erotica’ ha sempre l’effetto di scioccare il lettore e sconvolgerlo: questo non significa che ci siano atti violenti o abusivi. Lo specifico perché i bizarro books sono strani, sono bizzarri, ma non promuovono assolutamente una cultura dello stupro o della violenza sessuale.

Infatti vorrei ricordare che nell’Apocalisse cetriolosa a far sesso sono un cetriolo, un pancake e delle porte. È strano? Sì. Ho ancora dei traumi appena vedo delle porte? Sì.

Ma non è assolutamente violento.

Ci sono anche dei giochi linguistici sparsi in tutto il volume, a partire dai nomi dei protagonisti, però mi fermo qui.

5. Uber Genere Snob. Puoi scegliere un solo genere letterario per il resto della tua vita. Quale scegli?

UUUh difficile. Difficilissimo. Vorrei far la vaga e rispondere “narrativa”, ma sembra una risposta furbetta. Sono indecisa.

Se proprio non avessi alcuna scelta, e me ne verrebbe garantita una scorta infinita a vita, sceglierei graphic novels/fumetti. Perché alla fin fine è quello che cerco di leggere nei momenti in cui sono giù, oppure per rilassarmi.

Però deve succedere qualcosa come ne La bella e la bestia: vengo rinchiusa in una casa con una biblioteca enorme.

Ecco, se la biblioteca fosse fatta di fumetti, forse forse aspetterei qualche mese prima di accoppare la bestia, fondere il lampadario con il fastidioso accento francese, strappare le lancette all’orologio parlante e fuggire senza riferire ad anima viva di aver parlato con oggetti inanimati per non passare il resto dei miei giorni in manicomio.

[È un retelling ammaliante, lo so; non capisco come mai la Disney non mi abbia ancora consultata per i nuovi lavori].

6. Community snob. Quale genere letterario credi che sia più snobbato dalla comunità di lettori?

Il romance. Ne ho parlato anche qui. E credo non sia tanto colpa dei lettori, quanto degli editori, in particolare alcune case editrici che hanno fatto uscire di quelle sbobbe vergognose (editate!) che hanno abbassato ancora di più un genere che già arrancava quanto a riconoscimenti letterari.

7. Snubbery recipient: Sei mai stata snobbata per qualcosa che hai letto, o per leggere in generale?

AAAaah. Visto che finora mi sono contenuta, adesso sfogherò la mia kattiveria. Sicuramente sono stata snobbata per qualcosa che ho letto, perché io fino a 16 anni prendevo Topolino in biblioteca da leggere. Diciamo che non ero una di quegli adolescenti svegli (oh, per intenderci Topolino me lo leggo ancora adesso di tanto in tanto. Cercherò di forgiare Soggettinus, new entry famigliare, affinché diventi fan del ratto disneyano).

Sono stata snobbata tantissime volte per leggere.

E qui vorrei aprire un discorso snob all’ennesima potenza. Ricorderò sempre quello che mi disse la bibliotecaria un giorno: “Io non riesco mai a leggere, perché appena mi siedo con un libro in mano mi ricordo di avere mille cose da fare, e con il libro mi pare di non star facendo niente”. Ovviamente lo presi come un sanguinoso insulto personale a cui giurai atrocissima vendetta.

La reazione dei più, quando dico che tra i miei hobby o le mie attività del tempo libero c’è la lettura, è la condiscendenza. Roba tipo “ah, sì, ok. Altro?”. Come se la lettura valesse meno di altri hobby.

Ora farò un discorso altamente impopolare e snob.

A nessuno che pratica qualsiasi forma di sport viene detto “ah, sì, altro?”. Neppure al cazzo di curling, che santo cielo, è pulire il pavimento veloci veloci per far passare un disco. Lo hanno pure reso uno sport olimpico!

Sweeping: Curling’s iconic skill is harder than it looks ...
https://www.heraldnet.com/sports/sweeping-curlings-iconic-skill-is-harder-than-it-looks/

Cioè, se uno dice che va a correre, nessuno mette in dubbio che la corsa sia – da sola – un’attività che possa occupare una buona fetta del tempo libero. Nessuno. Anzi, probabilmente chi corre (o pratica altri sport) viene anche valutato in positivo, come una persona che tiene al suo fisico, alla salute fisica del suo corpo. Tutto giusto, per l’amor del cielo. Ma nessuno fa le stesse considerazioni per un lettore. Cioè, nessuno rimane piacevolmente sorpreso e men che meno ammirato se uno dice “Oh, sai che ho letto per due ore?” oppure “Oh, sai che ho finito un libro di 1000 pagine?”.

E leggere non sarà uno sport fisico, ma sicuramente tiene impegnata la mente. Richiede, come lo sport, disciplina e costanza.

Sia chiaro, tutti possono leggere. Così come tutti possono andare a correre.

Ma c’è una differenza tra un lettore che si legge mezzo libro all’anno e uno che se ne legge 50. Così come c’è una differenza tra un corridore che fa 100 metri di corsa all’anno e uno che fa una maratona a settimana.

Che nessuno venga a dirmi “Ma come fai a leggere così tanto, non hai proprio niente da fare”. Scusate, ma invece uno che va a correre per 10 km al giorno, quanto tempo impiega?

La logica è la stessa. Innanzitutto deve piacere, ovviamente. Ma per leggere tanto ci vuole allenamento, come per qualsiasi attività.

E dirò di più, giusto per farmi odiare: c’è una differenza tra un lettore di 2 libri all’anno e quello di 50 libri all’anno. Così come c’è una differenza tra me, che non corro manco se vengo inseguita da uno sciame di api incazzose, e un corridore che si allena ogni giorno.

Perché è vero che sia io che il corridore possiamo partecipare alla stessa corsa e magari anche finirla.

Ma io sarò devastata dalla fatica, e, se me lo chiedono, farò presente che mi mancava il fiato, il terreno era faticoso, le scarpe erano scomode e non ce la facevo più.

Mentre il corridore arriva bello fresco, e può dare giudizi un tantino più obiettivi: quello che per me era terreno faticoso per lui/lei potrebbe essere stata una semplice pendenza; per le scarpe si potrebbe obiettare che io, non usandole mai con quello scopo, le ho scelte a caso, magari sono scarpe eccellenti, ma avrei dovuto allenarmi io, e quello che per me è stata una corsa micidiale per il corridore era un semplice allenamento poco impegnativo.

E, se uno vuole un parere onesto o un pochino più dettagliato, chi deve sentire? La mia versione, di non corritrice, che non ha esperienza e che quella gara l’ha fatta solo perché ha trovato un annuncio dell’influencer su internet, o il corridore esperto?

Sia ben chiaro, ognuno è intitolato ad avere le proprie opinioni, è giusto così. E il fatto che per me quella corsa sia stata devastante non rende meno importante o significativo l’averla percorsa. Il mio parere da inesperta anzi potrebbe essere un aiuto per chi è nelle mie stesse condizioni di partenza.

Però ecco, bisogna tener presente la differenza iniziale per il giudizio finale.

Mi fermo qui perché ho dato motivo di odio anche ai seguaci di Gandhi e fa troppo caldo per proseguire.

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