Anne Frank: i titoli per i più piccoli

Anne Frank è un simbolo, e la conoscono tutti i bambini, perché a scuola viene studiata tantissimo, fin dalle elementari.

Anne Frank, 1942

In particolare si leggono parti del suo diario, di solito una o due, e si discute della sua storia. Ma molto superficialmente: l’anno scorso, quando ne abbiamo parlato in classe, per esempio, io non ricordavo assolutamente come fosse fatto il suo “alloggio segreto”, il luogo in cui si rifugiò lei con la famiglia. Io credevo fosse uno stanzino, un sottoscala, qualcosina di ridotto. Ridotto lo era, ma si trattava di una vera e propria casetta, annessa agli uffici, in cui riuscirono a nascondersi 8 persone (65 m2).

Così mi è venuta l’idea di presentare una carrellata di testi per bambin* dedicata esclusivamente ad Anne e alla sua storia.

Con quest’idea che mi frullava in testa fin da gennaio dell’anno scorso, ho iniziato a raccogliere i testi e scrivere le prime recensioni a partire da ottobre, per cercare di separare e leggere in momenti diversi il materiale. Come si vede dalla foto qui sotto, ci sono taaaaanti testi, ed essendo tutti di argomento similare – in quanto la biografia di Anne non cambia nei suoi aspetti essenziali – volevo lasciare un po’ di tempo tra una lettura e l’altra, per non annoiarmi o assuefarmi dopo il decimo retelling, incapace di apprezzare l’unicità del libro (graphic novel, romanzo o saggio) che avevo tra le mani.

Premessa fondamentale, a cui, essendo capretta, non avevo fatto caso: nei titoli a volte si trova scritto Anne, a volte Anna…il vero nome è Anne, con la e finale; l’altra versione è l’italianizzazione (una pratica che perdura tuttora e che ha trasformato Scarlett O’Hara in Rossella in Via col vento. Rossella. Che disagi).

Ci saranno spiegoni su spiegoni e apparirà evidente la mia capritudine totale, chiedo venia fin d’ora.

Ultimissimo dettaglio: per documentarmi, e per avere informazioni il più precise possibile quando dovevo riportare dei dettagli che mi parevano poco chiari, ho fatto riferimento a questo sito: https://www.annefrank.org/en/.

Come si intuisce dal nome, riguarda Anne, ed è strabiliante: non solo è dettagliatissimo, non solo ha delle ricostruzioni in 3D dell’alloggio segreto, non solo contiene tutto quanto sappiamo di Anne, ma è pure facile da usare, per la gente come me, che ha le competenze tecnologiche di un omino preistorico appena resuscitato dai ghiacci siberiani! L’anno scorso l’abbiamo usato a scuola, almeno per avere un’idea di come fosse fatto questo alloggio.

Per gli/le insegnanti interessat*, c’è anche la possibilità di vedere le stanze dell’alloggio arredate: dopo la guerra Otto Frank decise di lasciarle spoglie, come le avevano lasciate i soldati tedeschi dall’arresto, ma qualche anno fa è stata creata una serie in formato vlog. Nella serie, il giorno del suo tredicesimo compleanno, anziché ricevere un diario, Anne riceve una videocamera con cui si filma, e le stanze sono state meticolosamente ricostruite.

La serie è un gioiellino, ma per gli alunni italiani il problema è linguistico, dal momento che è in olandese, con sottotitoli in inglese (adesso c’è anche la versione doppiata in inglese). Spero che riescano – senza fare troppi strafalcioni – a tradurla (i sottotitoli sono un problema per le scuole, perché non tutti i bambini hanno lo stesso livello di lettura o sono in grado di leggere. Per di più per questa serie NON esistono i sottotitoli in italiano).

Al momento sono uscite 2 “stagioni”: la prima stagione (15 episodi della durata di 5/6 minuti ciascuno) inizia con il regalo del diario (in questo caso, della videocamera) e finisce con l’arresto; la seconda, di soli 3 episodi (più lunghi, dai 15 ai 20 minuti ciascuno), si intitola “Dopo l’arresto”, e segue Anne nel suo spostamento nei campi tedeschi, fino alla morte.

Ho guardato la seconda stagione per capire se fosse adatta anche ai bambini, e lo è: ci sono i campi, e ovviamente si parla della morte, ma in maniera delicata, senza scene troppo crude; la stessa morte di Anne è solo uno scurirsi dello schermo, come se si stesse addormentando.

Grossisso ostacolo è, appunto, la lingua. Spero si riesca a far qualcosa al riguardo: il progetto è fatto bene e funziona molto di più, per dei bambini, rispetto a leggere delle pagine selzionate di diario e guardare foto ingiallite di una bambina con un taglio di capelli “strano”, perché d’epoca.

Lascio comunque il sito dei video e il trailer:

https://www.annefrank.org/en/museum/web-and-digital/video-diary/

Dopo tutto questo mapazzone, si parte!

Ah no, come sempre, scusate per le foto orrende che riesco a propinarvi ogni volta. Se qualcuno è comparso su questo blog per la prima volta e vuole cavarsi gli occhi, chiedo venia. Lo metto come buon proposito per quest’anno: fare foto meno brutte – volo bassa con le aspettative (questo articolo non vale, l’ho iniziato ad ottobre del 2022).

Già nella foto ho cercato di “andare per gradi”, dagli albi illustrati, alle letture via via più complesse e destinati a bambini via via più grandicelli (in realtà gli albi sono per grandicelli, ma dettagli). Come sempre, l’età è un mero dato indicativo.

Mi sembra giusto iniziare con il documento che funge da perno di tutte queste letture, ovverosia il Diario di Anne.

Ci sono diverse versioni, io ho letto quella edita da Mondadori nel 2019, nella collana Contemporanea (adesso ho visto che oltre all’edizione con copertina rigida – che è stra-bella, e io consiglio caldamente – esiste anche la più economica versione in brossura: adatto se si vuole acquistare a scuola, costa solo 13 euro).

Ho scelto quest’edizione per tre motivi principali:

  • È stato pubblicato recentemente;
  • È pensato per un pubblico di giovani (la copertina dice dagli 11 anni, anche se è moooolto lunga come lettura);
  • Contiene sia la cosidetta versione A, che la versione B del Diario. Qui urge lo spiegone (mi spiace): la prima edizione pubblicata dal padre di Anne, Otto, ora conosciuta come versione C, era una redazione del Diario, in cui alcune parti erano state omesse (nello specifico quelle in cui Anne parlava di sessualità, inveiva contro la madre e insaccava gli altri abitanti dell’Alloggio). La versione A invece è la versione originale, più autentica e intimista; la versione B invece è una rielaborazione del Diario fatta dalla stessa Anne. Nel 1944 il governo olandese in esilio dirama una campagna per raccogliere testimonianze e documenti di guerra; Anne allora riscrive alcuni passi del suo Diario per poterli inoltrare: il frutto di questo lavoro di rielaborazione è la versione B. Questa cosa io non la sapevo, e di solito non se ne parla.

Del solo Diario esistono in circolazione 3 versioni (A, B, C): anzi no, giusto per confondere ulteriormente le acque, c’è anche una versione D, più rara, realizzata dalla scrittrice e traduttrice tedesca Mirjam Pressler, che unì le parti del Diario e vari fogli volanti raccolti da Miep.

Insomma, un casino.

[Si tenga anche conto che in realtà Anne scrisse, sempre su dei fogli, delle storie brevi, ora pubblicate in Anne Frank. Tutti gli scritti, un mattonazzo di 800 pagine.]

In questo specifico volume troviamo solo le versioni A e B: la seconda è riconoscibile perchè su sfondo rosa, ed essenziale perchè quasi tutto il 1943 della versione A è andato perduto.

Questo volume ha il pregio di essere molto preciso, sia nella prefazione, in cui si racconta, per esempio, delle varie versioni del Diario, sia nella postfazione molto dettagliata, che spiega il post-arresto (l’ultima entrata del Diario è datata 1 agosto 1944), e incorporta una bibliografia e una filmografia aggiornate, che male non fanno.

Quando i nazisti scoprono l’Alloggio segreto e deportano gli abitanti, il Diario rimane indietro: sarà Miep, segretaria della ditta e preziosa alleata degli occupanti dell’alloggio, a conservarlo fino al ritorno di Otto Frank.

Otto è l’unico sopravvissuto degli otto (scusate il pessimo gioco di parole, è involontario); sul viaggio di ritorno da Auschwitz conosce quella che diventerà la sua nuova moglie, e per il resto della vita si dedicherà alla Fondazione Anne Frank.

Il Diario è formato da tre quaderni, ma molte pagine – soprattutto quelle riguardanti il 1943 – sono mancanti: di esse, come detto, ci è rimasta solo la “versione B”.

Versione B nel Diario, riconoscibile dallo sfondo rosa

Tuttora esistono diverse edizioni del Diario, proprio perchè la sua struttura complessa e la sua ancor più aggrovigliata storia editoriale hanno consentito l’emergere di più versioni.

Quella che normalmente si legge nelle scuole è una versione assai ridotta.

Dopo questo breve excursus sulla storia dell’oggetto Diario, passiamo al contenuto.

Il Diario ha una forma epistolare: Anne immagina di scrivere ad alcune amiche, ma soprattutto a Kitty, nome che ha inventato per il suo diario, la sua amica più intima (quindi invece di scrivere Caro Diario, Anne si rivolge alla sua amica, Cara Kitty).

Anne riceve il diario il giorno del suo tredicesimo compleanno, il 12 giugno del 1942. Anne e la sua famiglia sono ancora liberi, seppur piegati dalle restrizioni contro gli ebrei.

Neanche un mese dopo, il 6 luglio, la famiglia Frank si trasferisce nell’Alloggio segreto, una serie di stanze attigue agli uffici della ditta di Otto. A loro si aggiungono ben presto i tre membri della famiglia Van Pels e, per ultimo, il dentista Fritz Pfeiffer.

Otto Frank e la moglie Edith stavano predisponendo un piano di fuga già da molto tempo, ma tutto viene accellerato quanto Margot riceve una lettera di convocazione presso l’ufficio di polizia, il 5 luglio: la famiglia decide di nascondersi, lasciando dietro di sè una falsa pista, un biglietto in cui si fa menzione di una fuga in Svizzera.

L’Alloggio è già ammobiliato; la famiglia porta con sè tutti gli indumenti che riesce (ma senza valigie, per non destare sospetti); rimane invece indietro Moortje, l’amato gatto di Anne.

L’iniziale tranquillità e calma si disperde nel corso del tempo, e litigi e discussioni diventano man mano più frequenti fra gli abitanti della casa.

A questo si aggiunge la preoccupazione costante: i prigionieri devono fare assoluto silenzio durante gli orari di lavoro della ditta, quindi dalle otto fino alla pausa pranzo, e poi di nuovo fino alle cinque e mezza.

In quei momenti ogni abitante può studiare/leggere/fare cose silenziosamente: è impossibile, per esempio, usare i servizi igienici e far scorrere l’acqua, perchè il rumore si sentirebbe.

L’Alloggio riprende “vita” quando gli impiegati se ne vanno: un momento di condivisione importante per tutti è l’ascolto della radio e le notizie trasmesse dalla BBC ogni sera.

Un aspetto che secondo me non si conosce o studia abbastanza è la ricchezza delle famiglie che vivono rifugiate nell’Alloggio: entrambi i genitori di Anne provengono da rami particolarmente abbienti. Nonostante le perdite subite dopo la Prima Guerra Mondiale, i Frank sono danarosi. Lo si intuisce anche dalla quantità di foto presenti, dalle attività che racconta Anne, dal fatto che riescono a procurarsi anche dei cibi particolari prima e durante la prigionia.

Secondo punto: i Frank sono una famiglia colta. Tedeschi, trasferitisi in Olanda, Anne parla fluentemente entrambe queste lingue e prende lezioni di inglese e francese; la sorella studia anche il latino.

Ragà, ora dirò una roba impopolare, per favore non saltatemi addosso: il Diario è, per la stragrande maggioranza, noioso. Ma d’altronde, immaginatevi di leggere il vostro Diario di tredicenni (io ci ho provato, avrei voluto cavarmi gli occhi). A scuola si leggono i soliti tre brani:

  • il racconto di quello che gli ebrei non posso fare con l’entrata in vigore delle leggi razziali in Olanda;
  • il racconto di quello che vorrebbero fare gli abitanti una volta liberi;
  • un pezzo in cui Anne parla di responsabilità e di bontà dell’uomo.

Stop. Secondo me invece, se vuoi avvicinare soprattutto i più giovani ad Anne, si dovrebbe far leggere le parti in cui racconta della sua cotta per Peter, o del suo odio per la madre (che, in minusra più o meno uguale, accomuna tutte le adolescenti), e il pensiero costante del paragone impietoso con la perfetta sorella Margot (anche qui, chi ha fratelli, o chi ha visto Friends – Ross e Monica – capirà benissimo).

Quindi il mio consiglio, soprattutto per le scuole, è provare a leggere dei pezzi poco “famosi”, oppure concentrarsi su diversi aspetti della personalità di Anne, come le sue amicizie, il rapporto con i genitori e con Peter.

Anne parla anche di sessualità e di parità di genere, insomma di argomenti che sono attuali pure oggi.

Un tema che ritorna costantemente, è il clima non proprio idilliaco tra gli abitanti della casa, che spesso sfocia in litigi e affronti. Un clima che, pur con tutte le diversità del caso, abbiamo sperimentato in tempo di lockdown: e tenete conto che il lockdown ce lo siamo fatti nelle nostre case, con le nostre famiglie, senza la paura della deportazione.

Una delle cose che i bambini domandano riguardano alla “Soluzione finale” è: “Ma la gente sapeva?”. Di solito la risposta a questa domanda è: “Non bene, mmmh, forse, un po’ un po’ no, non bene…”. Insomma, sembra che nessuno sapesse con certezza.

Eppure Anne, nella versione B datata 9 ottobre 1942, parla di gassazione e campi di concentramento, entrando nei dettagli: “la gente del campo è marchiata dal cranio rasato”, scrive. Ora, mettiamo pure che, essendo la versione B, Anne l’abbia aggiunta o rielaborata nel 1944, comunque resta il fatto che si sapeva.

L’entrata del giorno successivo, però, ci riporta Anne adolescente, con le domande sul proprio corpo e la propria sessualità. Ecco l’incipit di sabato 10 ottobre 1942:

Cara Kitty,

la mia vagina diventa sempre più grande, ma può anche darsi che sia io a immaginarmelo. Quando sono in bagno, mi soffermo a guardarla e allora vedo distintamente che l’urina esce da un buchetto nella vagina, ma che sopra c’è qualcos’altro, c’è un buco anche lì ma non so a cosa serva.

Ma queste sono domande che si potrebbero leggere pure sulla posta di Cioè dei tempi d’oro (anni ’90-inizi 2000)!!!

Ad un certo punto scatta l’ammmmmore con Peter, il sedicenne figlio dei Van Pels. E quindi sul Diario si parla di lui, delle sue qualità, del fatto che i genitori non possono comprendere il loro nascente amore…insomma, tutta roba che pensa ogni adolescente sulla faccia della Terra, come scrive il 28 marzo 1944:

A Peter non voglio rinunciare, è così caro e lo ammiro così tanto, potremmo essere così felici insieme, perchè quei “vecchi” devono sempre ficcare il naso?

Dove i “vecchi” sono, ovviamente, i bacucchi dei genitori, che non vedono di buon occhio l’intimità creatasi tra Anne e Peter.

Il giorno dopo invece si parla del famoso annuncio del Governo in esilio per la raccolta di diari e testimonianze della guerra (quello che porterà alla nascita della versione B). E qui Anne scrive:

Pensa a come sarebbe interessante poter pubblicare in romanzo della Casa sul retro, solo dal titolo la gente penserebbe che si tratti di un giallo.

Ma ora, parlando sul serio, a 10 anni dalla guerra si potrà già ridere leggendo di come noi ebrei abbiamo vissuto, mangiato e parlato qui dentro. Anche se ti racconto molto di noi, comunque non sai che una piccolissima parte della nostra vita.

A volte, come accennavo più sopra, ci sono dei riferimenti all’equaglianza dei sessi e dei discorsi femministi che pure oggi sono attuali, come in questo passo del 13 giugno 1944:

“Più di una volta […] mi sono chiesta perchè. in passato e ancora oggi di frequente, nei popoli la donna ricopra sempre un ruolo così inferiore rispetto all’uomo. Chiunque può dire che ciò è ingiusto, ma non mi soddisfa, vorrei tanto sapere la causa di questa grande ingiustizia! […]

Per fortuna grazie alla scuola, al lavoro e al progresso la donna ha un po’ aperto gli occhi. In molti paesi le donne hanno ottenuto pari diritti; molte persone, soprattutto donne, ma anche uomini, si accorgono adesso di quanto questa divisione del mondo sia stata sbagliata per così tanto tempo, le donne moderne vogliono diritti per la loro totale indipendenza!

Lascio l’ultima citazione, sempre del 13 giugno 1944 (di lì a due mesi Anne verrà deportata); Anne scrive qualcosa in cui mi sono riconosciuta, pur con tutte le differenze del caso. Come ho accennato, nel 2020 sono stata più di due mesi in quarantena. Lo ribadisco, la similitudine con la situazione di Anne e degli abitanti dell’Alloggio è molto limitata. ma questo è un pensiero che ho avuto anche io, che pure in cortile potevo uscire:

“È forse perchè da così tanto tempo neanche metto il naso fuori, all’aria aperta, che adesso vado matta per tutto ciò che è natura?”

In questa pagine: a sinistra, la citazione sulla natura riportata sopra; a destra la riflessione sul ruolo della donna e la sua indipendenza.

Spero di aver lasciato brani che spazino e presentino Anne non come una personaggia strocia, ma come una persona reale e concreta. Posso assicurare che è essenziale rendere Anne un’adolescente, prima che un’icona, altrimenti è difficilissimo empatizzare e far i modo che i più giovani la riconoscano come “una di loro”, e non una figura semi-leggendaria vissuta millemila anni fa.

Questo testo è un volume validissimo, ed è realizzato con cura eccezionale, quindi è stra-consigliato. Esistono, come detto, millemila versioni del Diario, ma questa è sicuramente una tra le più belle, a livello estetico, ed è anche molto chiara nelle sue parti “spiegate”, come pre e postfazione.

Siccome l’occhio vuole la sua parte, ad arricchire le pagine ci pensano le illustrazioni di Giulia Tomai (per vedere le sue illustrazioni: https://giuliatomai.tumblr.com/).

Siccome i nomi ritorneranno di frequente, vi lascio le foto degli abitanti della casa, insieme agli aiutanti esterni. Entrambe le foto sono prese dal sito dell’Anne Frank Museum, di cui ho parlato più sopra:

Passiamo agli albi illustrati.

Di Anne Frank di Josephine Poole e Angela Barrett e L’albero di Anne di Irène Cohen-Janca e Maurizio A.C. Quarello avevo già parlato nella bibliografia dell’anno scorso, sempre incentrata sugli albi per i più piccoli, a cui rimando.

Entrambi i titoli sono, al momento, fuori catalogo; fortunatamente si possono ancora trovare nelle biblioteche.

Di entrambi si possono trovare foto nella biografia precedente, quindi sarò molto sintetica.

Anne Frank è un albo illustrato molto bello, ma anche molto corposo, con un testo decisamente lungo che affianca le illustrazioni.

Nell’Albero di Anne, è il vecchio ippocastano che si trova davanti all’alloggio segreto a raccontare la storia della bambina. Anne parla di questo albero – definendolo erroneamente un castagno – e precisamente ho trovato il primo riferimento a pagina 244 del volume della Mondadori citato sopra.

Nel 2007 l’albero rischiò di essere tagliato a causa di una malattia infestante; si mobilitò un comitato, Save Anne Frank’s tree, per trovare i soldi e salvarlo. L’operazione riuscì; purtroppo nel 2010, l’albero si è abbattuto al suolo (no feriti).

Per la storia completa dell’albero: https://www.annefrank.org/en/anne-frank/front-section/chestnut-tree/

Carini, ma non semplicissimi: l’età di lettura per entrambi si aggira sugli 8 anni (in particolare l’albo Anne Frank ha un testo lunghetto a corredare le immagini).

Anne Frank di Maria Isabel Sanchez Vegara e illustrazioni di Sveta Dorosheva (Fabbri Editore 2019)

L’albo fa parte della collana Piccole donne, grandi sogni (https://www.rizzolilibri.it/percorsi/piccole-donne-grandi-sogni/).

C’è anche la versione “al maschile”: Piccoli uomini, grandi sogni, curata e scritta (quasi interamente) da Maria Isabel Sanchez Vegara.

Ne sono usciti una decina e sono BELLISSIMI, con copertine SPLENDIDE e voglio averli tuttiiiiiiiiiiiiiiiii.

Sfortunatamente il sistema bibliotecario di cui la mia città fa parte ne ha solo 5 di tutta la collana (nooooooooo).

Fortunatamente la città in cui lavoro ha un sistema bibliotecario GIGANTE, per cui posso trovare un sacco di cosssssse. I miei tesssssssori.

Le piccole gioie di lavorare in una metropoli.

Per quanto riguarda il libricino: il testo è ridottissimo, giusto poche righe in totale; a far da padrone alle pagine sono le illustrazioni, molto belle e, in alcuni casi, quasi metaforiche. Tant’è che sono perplessa sul target di riferimento: dalla veste grafica, avrei detto 6 anni. Dal contenuto, forse, si dovrebbe alzare l’asticella di un anno? Non saprei, forse sono io che attribuisco troppo poco credito ai bambini più piccoli. Comunque, solo per l’estetica, da sfogliare!!!!

Finiti gli albi illustrati, passiamo ai libri per bambini di 6-7 anni.

La storia di Anna Frank raccontata da Lia Levi, illustrazioni di Barbara Vagnozzi (Gallucci 2022, 61 pagine)

Il volume fa parte della collana Stelle polari – Grandi storie per primi lettori (https://www.galluccieditore.com/collana/?collana=34).

Scritto con caratteri in alta leggibilità, il piccolo volume è pensato per la scuola: lo deduco dalle pagine finali, dove si trova una sezione intitolata “Per riflettere sulla storia”, composta da esercizietti sulla lettura molto soft. Ideale per le insegnanti, come lettura da fare a casa, dopo aver introdotto la storia in classe, oppure direttamente a scuola, tutti insieme, per vedere cosa emerge dalle riflessioni degli alunni.

La trovo una pubblicazione carina e ben realizzata per presentare la storia di Anne (nelle ultime pagine la scrittrice, Lia Levi, inserisce brevemente anche la sua storia di bambina ebrea italiana deportata nei campi). Lettura e comprensione sono adatte a partire dai 7 anni.

Anna Frank. Guida per piccoli alle vite dei grandi di Isabel Thomas, illustrazioni di Paola Escobar (Gallucci 2019, 64 pagine)

Anche questo libricino fa parte di una collana, Guida per piccoli alle vite dei grandi (https://www.galluccieditore.com/gruppo/?n=guide%20per%20piccoli%20alle%20vite%20dei%20grandi&id=1030-1031-1032-1100-1199-1200), pensata per un pubblico di bambini dai 7 anni (questa l’età suggertita sul sito della Gallucci).

Personalmente alzerei l’asticella di almeno un anno (ma anche due), perché nonostante i disegni e la veste grafica, c’è tanto testo; inoltre questa biografia adotta un linguaggio abbastanza specifico, tant’è che a fine libro c’è un Glossario dei termini (“alleati”, “Gestapo”, “tessera annonaria”…insomma alcune definizioni non sono semplicissime per i più piccoli).

Proprio prima del glossario è presente anche una Cronologia della vita di Anna.

Ammetto che, graficamente, questo è il mio preferito. Ovviamente è un giudizio personalissimo, perché mi piace da impazzire il tratto dell’illustratrice colombiana. Illustratrice (che, purtroppo per lei, condivide un cognome impegnativo con un famigerato boss della droga), di cui lascio il profilo Instagram perché fa dei disegni troppo carini e coccolosi: https://www.instagram.com/paoesco8ar/

Il diario di Anne Frank di Carlo Scataglini e illistrato da Giulia Dragone (Erickson 2019, 134 pagine)

Anche questo è un mio personalissimo preferito, perchè le illustrazioni mi hanno fatto sciogliere!

La Erickson è una casa editrice molto attenta all’inclusività, e infatti questa collana (intitolata I Classici facili) permette di leggere un piccolo riassunto ad inizio di ogni capitolo, che condensa quello che accadrà nelle pagine successive; permette anche di ascoltare l’audio attraverso un QR code. Ho ascolato un pezzo del primo capitolo e l’unico appunto che posso fare è che la voce narrante, che dovrebbe essere quella della Anne tredicenne, è fatta da una donna adulta, cosa che secondo me ha stonato un po’.

Altro piccolo appunto, il carattere utilizzato, che non è idoeno alle persone con dislessia.

Tra i pregi, oltre alle illustrazioni spettacolari, cito i brevi glossari posti alla fine di ciascun capitolo, con evidenziati i modi di dire o le paroline un po’ più ostiche.

Nell’epilogo, oltre a raccontare la fine di Anne e dei componenti dell’Alloggio segreto, sono proposte due attività di scrittura.

Come format, mi ha ricordato i libricini che si utilizzano per imparare una lingua straniera (con l’audio, la spiegazione delle parole e il riassuntino iniziale).

Lascio il link al sito della collana, al momento composta da una decina di titoli:

https://www.erickson.it/it/approfondimento/classici-facili

Aggiungo, siccome si parla di una CE attenta all’inclusività, una sottocollana, I grandi classici in CAA:

https://www.erickson.it/it/approfondimento/classici-facili-caa/

Infine, il sito dell’illustratrice:https://giuliadragone.com.

Chi era Anna Frank? di Ann Abramson (Nord Surd Edizioni 2018, 103 pagine)

Sicuramente il saggio più deludente di questa carrellata: le illustrazioni sono molto basic, forse troppo (le mappe disegnate a manina anche no, dai), a cui si aggiungono delle schede informative in Comic sans. NO.

Mi soffermo molto sull’aspetto grafico, perchè per un libro conta, e conta ancor di più in un prodotto per bambini, dove lo scopo è catturare l’attezione (e possibilimente trattenere gli occhiettini di un bimbino incollati alle pagine).

Questo testo a me ha fatto venire voglia di chiuderlo, altro che di aprirlo.

Il tutto è spiegato da due fattori:

  1. La data originale di pubblicazione è il 2007 (che comunque non giustifica l’obbrobrio);
  2. Il costo molto contenuto dell’edizione (6,90 euro).

Il testo offre una panoramica anche sulla situazione socio-politica europea del tempo, ovviamente semplificata; è idoneo per bambini dai 9 anni.

Passiamo adesso ad alzare l’età, con tre graphic novel: Anne Frank – Diario, Dov’è Anne Frank e Il diario di Anne Frank.

Anne Frank – Diario e Dov’è Anne Frank sono dello stesso autore, Ari Folman (a lui si deve quel capolavoro di Valzer con Bashir), editi da Einaudi, rispettivamente nel 2017 e nel 2022.

Anne Frank – Diario (160 pagine), illustrato da David Polonsky, è un testo assai corposo, perchè integra pagine intere di diario, quindi richiede comunque una buona padronanza letteraria, motivo per cui lo consiglierei ai bambini già grandi, di quinta elementare (sui 10 anni). Ovviamente, torno a ribadirlo, l’età è assolutamente indicativa, dal momento che ognuno è diverso.

Dov’è Anne Frank (160 pagine), illustrato da Lena Guberman, è una sorta di seguito del Diario: ambientato ai giorni nostri, la storia vede come protagonista Kitty, l’amica immaginaria a cui Anne scrive le sue annotazioni. Kitty prende vita e, in una commistione tra stralci di diario e vita contemporanea, cerca di scoprire che ne è stata della sua amica.

Kitty è visibile solo finchè è vicina al diario di Anne; man mano che se ne allontana diventa invisibile. E così vede la casa di Anne invasa da visitatori; ma anche la situazione dei rifugiati odierni, rimbalzati tra i vari paesi d’Europa e abbadonati al loro destino, spesso rispediti in quei paesi da cui fuggono. E il parallelismo tracciato dalla storia è palesato in maniera forse troppo didascalica.

Di questo titolo esiste anche l’omonimo film, di cui lascio il trailer, e che secondo me potrebbe essere un buon punto di partenza per avviare un dialogo nelle classi:

L’ultima graphic novel, Il Diario di Anne Frank. Il retrocasa: annotazioni al Diario dal 12 giugno 1942 al 1 agosto 1944 di Antoine Ozanam e Nadji (Edizioni Star Comics 2021, 144 pagine) invece, ha meno testo, ma i colori sono sobri, cupi e il tratto, per me, è pensato più per un pubblico adulto che di ragazzi. Proprio la palette di colori e il tratto scarno non mi hanno entusiasmata, ma è un parere personale.

Mi sono piaciute tantissimo le ultimissime tavole, quelle che mostrano l’alloggio segreto vuoto e spoglio, il 4 agosto 1944. tre giorni dopo la cattura dei suoi abitanti.

Ultimo fumetto, aggiunto proprio alla fine, Anne Frank. La biografia a fumetti di Sid Jacobson e Ernie Colon (Rizzoli Lizard 2011, 160 pagine), una grossa delusione.

Il fumetto non segue, a differenza dei precedenti, il Diario, quanto la storia della vita di Anne, con annotazione extra per raccontare la situazione socio-politica dell’Europa del tempo.

Oltre ad essere un testo difficilino, perchè contiente concetti non semplicissimi – come il Venerdì Nero del 1929 – il fumetto utilizza un tratto vecchio. Non saprei come altro definirlo. Per me è stato un limite gigante (la Anne bambina mi perseguiterà ancora negli incubi, ma daiiiiiiiiiiiii è disegnata troppo male: si vede nelle immagini qui sotto).

Mi dispiac, ma la carta lucida ha peggiorato ulteriormente la qualità delle fotografie.

Passiamo alle letture senza immagini – o con poche immagini.

Anne Frank. La voce della memoria di Elisa Puricelli Guerra (EL 2015, 80 pagine)

Il saggio fa parte della collana I grandissimi (che è un gioiello), pensata per bambini dagli 8 anni, racconta la vita di Anne da prima del regalo del Diario fino alla morte.

Carino, ma non indimenticabile. La collana è sempre valida, ma forse non è il più incisivo o il migliore saggio di questa bibliografia.

La tua migliore amica anne di Jacqueline Van Maarsen (San Paolo 2022, 190 pagine)

Biografia di una delle amiche di Anne Frank, Jacqueline Van Maarsen, chiamata Joopie nel Diario.

Purtroppo non funziona: sembra un compitino svolto svogliatamente, in cui sono elencati elenchi di fatti che si susseguono, senza concentrarsi su niente in particolare. Il risultato è un romanzo noioso, in cui il presente utilizzato per sveccchiare la storia, fa a pugni con le foto d’epoca inserite in mezzo al testo.

La stessa protagonista, Jacqueline, non ha una vera personalità e il libro si riduce ad una sequenza di eventi poco partecipata.

Jacqueline si salva grazie alla madre, che non è ebrea, e che riesce a salvare le figlie – producendo certificati sulla loro “razza”- sia il marito – attraverso un attestato che ne certifica la sterilità.

Insomma, poteva essere una lettura carina per le scuole: è stata noiosa persino per me.

Il problema grosso è che si doveva scegliere: o una narrazione al presente – in cui le foto stonano, quindi devi eliminarle (o eventualmente inserirle nelle pagine finali), oppure una ricostruzione storica. Scritto così, almeno per me, è poco coinvolgente.

La porta di Anne di Guia Risari (Mondadori 2016, 170 pagine)

Interessante l’idea di raccontare la storia della mattina del 4 agosto, data in cui l’Alloggio subisce il raid nazista e gli occupanti vengono scoperti – attraverso le voci degli 8 occupanti della casa.

Interessante ed originale, forse la versione più originale tra quelle lette. Mi sarebbe piaciuto leggere molto di più anche degli altri abitanti della casa, che purtroppo non hanno voce propria, ma vivono solo indirettamente tramite le descrizioni di Anne.

Qui scorgiamo solo un accenno delle loro personalità, per esempio la storia di Fritz, il coinquilino di Anne. Di lui, dal Diario, sappiamo solo che è un dentista e ha un caratteraccio (per esempio, lui ed Anne litigano per chi debba utilizzare la scrivania). Dal romanzo scorpiamo invece qualcosa di più su di lui: veterano della Prima Guerra Mondiale (come il padre di Anne, d’altronde), ha un figlio di sei anni spedito in Inghilterra dal fratello, per salvarlo. Fritz rimane legato alla compagna, Charlotte, anche lei tedesca ma cattolica, da una fitta corrispondenza.

Interessante anche la scelta di raccontare la vicenda dal punto di vista di uno dei soldati nazisti che fecero irruzione nel Rifugio, Karl Josef Silberbauer, e il disclaimer dell’autrice, specificato nell’Introduzione:

Lo spazio a lui dedicato non è un omaggio, quanto piuttosto un atto di realismo, teso a mostrare la personalità malata e ossessiva di coloro che fuorno interpreti ed esecutori della volontà nazista di annientamento.

A volte può essere difficile presentare un”cattivo” senza esagerare, ottenendo in quel caso un effetto quasi macchiettistico, o, al contrario, rendendolo “buono”, un esecutore senza potere decisionale.

Invece l’autrice riesce a dare un potere al soldato, a dargli dei pensieri e un’autonomia che lo rendono non un semplice esecutore, nè un esagitato idealista, ma un convinto sostenitore.

La casa che guarda il cielo. Anne Frank, per non dimenticare di Lorenza Farina (Raffaello 2014, 160 pagine)

Stando in tema di punti di vista insoliti per presentare e raccontare la storia di Anne, segnalo anche questo volume.

La Raffaello è una CE che si occupa principalmente di narrativa e saggistica pensata per le scuole, e questo romanzo fa parte della collana blu, pensata per i bambini dai 9 anni.

In effetti il linguaggio non sempre è semplicissimo e il testo è abbastanza corposo. Le ultime 25 pagine circa sono dedicate alla comprensione del testo, con analisi e approfondimenti sulla figura di Anne e sulla situazione europea durante il conflitto.

Come scrivevo a inizio recensione, il volume presenta un punto di vista insolito: a raccontare la storia è la casa, quell’Alloggio Segreto in cui si rifugiano gli 8 occupanti.

Per quanto la storia sia effettivamente raccontata da un punto di vista inusuale, la vicenda è – per me – priva di mordente. I capitoli non si susseguono in ordine prettamente cronologico, quanto per aree tematiche (la volontà di diventare scrittrice, la cotta per Peter, gli screzi con la madre).

Il risultato è una storia poco incisiva, soprattutto dopo la lettura integrale del Diario, dove non vi sono – come succede normalmente – delle divisioni così nette tra un argomento e l’altro, ma spesso nella stessa entrata si spazia tra più argomenti diversi tra loro.

A rendere ancora meno sciolta la narrazione, l’inserimento di passi e brani del Diario.

L’idea originale era molto buona – viene citato anche l’albero di fronte alla casa (erroneamente ritenuto un castagno, come scritto dalla stessa Anne – ma noi ormai sappiamo essere un ippocastano – cioè, poi io manco so la differenza tra i due alberi, ma devo far le pulci altri altri perchè sono tignosa).

Anne rimane un persoaggio più che una persona, e il linguaggio non semplicissimo mi fanno alzare l’asticella ai 10 anni.

Fuori c’è la guerra di Janny van der Molen (EL 2020, 192 pagine)

In questo romanzo si cita anche la nonna di Anne Frank, e la situazione della famiglia Frank: infatti i Frank, sebbene tedeschi, si trasferiscono in Olanda quando Anne è ancora bambina.

Uno zio, negli anni ’30, riesce a fuggire in America. La nonna di Anne, Hollander, si trasferisce ad Amsterdam nel 1939. Muore quando Anne ha 12 anni, nel 1941. Anne scrive anche un racconto su una ragazzina di 14 anni e sua nonna.

Il romanzo racconta la storia di Anne, non limitandosi alle pagine del Diario. È l’unico libro in cui vengono mostrate le difficoltà della madre ad acclimatarsi all’Olanda e alla nuova lingua: spesso Anne corregge la madre sulla pronuncia delle parole.

Il romanzo è abbastanza lungo, quindi suggerirei come età di lettura dai 10-11 anni. È narrato in maniera puntuale e precisa, e ci racconta anche la deportazione e i giorni nei lager.

Nelle ultime pagine, una serie di foto di Anne e della famiglia.

E infine un romanzo che, nonostante le premesse di riuscire a finire tutto, e farcela, non ho letto, cioè Anne Frank. La mia vita di Mirjam Pressler, illustrazioni di Sualzo (Sonda 2021, 222 pagine).

Ne ho letto qualche pagina, qui e là, giusto per farmi un’idea. Sicuramente è il più corposo tra i titoli presentati, ed è idoneo a ragazzi grandicelli, delle medie. Si parla di un testo scritto in maniera abbastanza precisa e dettagliata.

L’aspetto che mi ha più colpito è il dove comincia, cioè dalla liberazione.

Le prime pagine ripercorrono la liberazione russa del campo di concentramento di Asuchwitz, e il ritorno a casa di Otto Frank.

Per leggere il testo bisogna avere una conoscenza abbastanza approfondita dell’argomento ben prima di cominciare la lettura, perchè si danno per scontate molte cose.

Per il resto, ammetto che il saggio non mi ha entusiasmata, e non credo riesca a far grande presa sui più giovani, per il registro utilizzato.

Le illustrazioni, inoltre, confondono ancora di più, perchè sembrano adatte a bambini anche piccoli, ma il contenuto è invece pensato per ragazzini più grandi.

Poi, ribadisco, di questo titolo ho letto qualche pagina, qualche estratto, quindi mi sono sicuramente persa via qualcosa.


Non ci crederete, ma per fare questo lavoro ci ho messo tre mesi. Tre mesi! E manco sono riuscita a finirlo!

Detto questo, vi rimando alla bibliografia dell’anno scorso, che era tutta incentrata sugli albi illustrati.

Vi saluto con questa riflessione di Edith Bruck:

“Noi sopravvissuti alla Shoah siamo inchiodati: vorremmo liberarci dal peso insopportabile di ciò che è stato e invece siamo costretti a riviverlo ogni volta. Delegati a testimoniare da chi avrebbe avuto il dovere di evitarcelo: quest’Europa che cancella i suoi sensi di colpa per lo sterminio degli ebrei non parlandone, e scaricando su noi vittime la responsabilità e il dolore della memoria. Una vera follia”

Per ogni campo di concentramento ancora esistente, per quelli che fingiamo di non vedere al di là del mare, per quelli che non vogliamo ascoltare.

Questa giornata è per i vivi.

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