Nelle pieghe del tempo di Madeleine L’Engle

«Noi viaggiamo nelle pieghe del tempo e dello spazio. E’ una bazzecola, se sai come farlo».

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Meg Murray e il fratellino Charles Wallace sono due misfits, che non si adattano né a scuola né tra i coetanei, essendo considerati – erroneamente – stupidi. Vivono insieme alla madre e ai due fratelli gemelli; del padre, partito per lavoro qualche tempo prima, non si hanno più notizie. Quando le loro strane vicine, le signore Cosè, Chi e Quale, si offrono di aiutarli per ritrovare il padre e salvare la Terra e la galassia da una minaccia oscura, la Cosa nera, Meg e Charles partono insieme al nuovo amico Colin O’Keefe, viaggiando attraverso mondi e universi alieni. Il dottor Murry è prigioniero di una forma malefica che si trova sul pianeta Camazozt, e i tre dovranno dar prova di coraggio e abilità per sconfiggerlo.

La protagonista Meg è chiaramente autobiografica, dato che anche l’autrice durante gli anni scolastici era stata spesso considerata “poco sveglia” o poco intelligente. In realtà la bambina è brillante, ma ragiona in maniera del tutto particolare, estranea agli schemi classici. Anche il fratellino, che rimane muto davanti alle altre persone, è molto dotato intellettualmente.

Colin O’Keefe invece è un atleta, pertanto un membro apprezzato della scuola, ma si sente comunque fuori posto; solo con Meg e Charles Walles si trova a suo agio. Ha alle spalle una famiglia molto numerosa, e una madre disinteressata; solo quando viene accolto dai Murry si sente finalmente a casa.

Non so bene come descrivere il libro, che tra l’atro racchiude concetti fisico-matematici che mi sembrano un tantino fuori dalla portata dei bambini/ragazzi (Meg ha 13 anni, ma conosce a memoria la tavola degli elementi e sa fare le radici quadrate di un numero primo a mente); a dir la verità molti dei concetti rientrano nel ramo dell’odierna astrofisica. Il modo che usano di viaggiare nel tempo, il tesseratto, è assimilabile ai wormholes (dall’enc. Treccani: worm hole “buco a forma di verme” Denomin. di particolari connessioni spaziotemporali, per es. tra universi differenti, ipotizzate in alcune teorie della gravità quantistica).

Quindi insomma mica robetta per bambini appena nati, anche se spiegati in maniera semplice.

«E allora ditemi come siamo finiti qui!» la voce di Calvin era carica di rabbia e le lentiggini sembravano pronte a schizzargli via dalla faccia da un momento all’altro. «Anche se avessimo viaggiato alla velocità della luce, avremmo impiegato anni e anni ad arrivare qui».

«Oh, ma noi non viaggiamo alla velocità di un bel niente» spiegò con fervore la signora Cosè. «Noi ci serviamo del tesseratto, di una piega del tempo».

Altri aspetti che fanno pensare al libro più per adulti che per bambini sono le citazioni di massime di diversi personaggi famosi o proverbi, in diverse lingue (spagnolo, portoghese, greco, latino, tedesco, italiano – con la Commedia di Dante!!) e l’espressione di certi concetti astratti abbastanza complessi, come sul libero arbitrio:

«Se non ricordo male, il sonetto è composto da quattordici versi, tutti in pentametro giambico, che di per sé è una struttura, o meglio, un metro molto rigido, giusto?»

«Sì» annuì Calvin.

«Ogni verso deve tener presente un preciso schema di rime. Se il poeta non lo rispetta, quel che otterrà non sarà un sonetto, giusto?»

«Giusto».

«Ma all’interno dello schema dato, il poeta è totalmente libero di dire quello che vuole, non è così?»

«Sì» Calvin annuì di nuovo.

«Perciò…» disse la signora Cosè.

«Perciò, cosa?»

«Oh, non fare il finto tonto, ragazzo!» lo rimproverò la signora Cosè. «Sai benissimo dove voglio arrivare!»

«Sta forse paragonando le nostre vite a un sonetto? La forma è data ma il resto è lasciato al libero arbitrio?»

«Sì» rispose la signora Cosè. «La forma ti viene imposta, ma il sonetto lo scrivi tu. E spetta solamente a te scegliere cosa dire».

Il pianeta Camazotz, dove il padre è tenuto prigioniero, è una rappresentazione fugace eppure incredibilmente azzeccata dei regimi totalitari e comunisti del secolo scorso. Sembrava una versione di 1984 per bambini (tra l’altro l’ho appena finito, a breve posterò la recensione del capolavoro di Orwell).

Il cristianesimo, avevo letto prima di cominciare il libro, è una parte importante nella scrittura e nella storia della L’Engle. Ora, è vero che ci sono dei richiami a Gesù e ad altri personaggi biblici, ma sono decisamente limitati; è poi vero che i bambini lottano contro l’oscurità, portando la luce, ma insomma mi sembra che i richiami biblici finiscano qua (anche perché poi tutti gli eroi lottano per il bene contro il male, dunque non è una novità assoluta).

Una cosa che ho apprezzato molto è stata la condanna del bullismo, perché i due Murry vengono presi in giro perché considerati diversi, e invece risultano dei veri eroi; e poi per la condanna del sistema valutativo scolastico che reputa stupido chiunque non segua una determinata metodologia di risoluzione dei problemi, condannando chiunque ragioni in maniera diversa. Riecheggia in tutto il libro il concetto di accettazione del diverso, reso ben evidente dall’episodio sul pianeta delle Bestie senza occhi, che accolgono i ragazzi, seppure stranieri e sconosciuti, e li aiutano nella loro impresa (un concetto di accoglienza dimenticato, che ricorda l’ospitalità greca vantata nell’Odissea per esempio).

Un punto negativo va alla traduzione (non so se si ritrova in tutte le versioni tradotte, o solo nell’edizione che ho letto io): vi è l’errore –direi colossale – di definire il nemico che incontrano i tre bambini (spoiler, che risulta essere un cervello enorme) con l‘appellativo LUI, invece che con l’originale IT (Stephen King è arrivato dopo col suo clown). Spiace dirlo, e mi rendo conto della difficoltà di trovare un parallelo italiano pertinente, ma LUI fa pensare ad una persona di sesso maschile, non certo ad un enorme cervello malefico: traduzione completamente sbagliata!

Il libro non mi ha convinto molto, forse più per una questione di età che altro.

Nel 2018 uscirà il film tratto dal libro; tra l’altro questo romanzo è il primo di una serie di 5 volumi, alcuni con gli stessi protagonisti, altri con i parenti o i discendenti dei protagonisti (ma non so se in italiano siano stati pubblicati i seguiti).

P.s. il libro comincia con la frase: “Era una notte buia e tempestosa”. Ora, il riferimento è ad un celebre (?) autore britannico che iniziò così un suo romanzo, ma io non ho potuto fare a meno di pensare a Snoopy!!!

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