Omosessualità femminile 11: a tutto fantasy

La canzone non mi piace neanche, ma si intitola Fantasy…un caso? Io non credo. Comunque, vi consiglio di ascoltare la versione cantata da Jodie Comer nel film Free Guy, TOP (non il film, solo la canzone).

Lo so, lo so: merito una punizione severa per questo titolo privo di fantasia. Mi scuso, mi è venuto così, dal nulla, una domenica mattina (lo so che la domenica dovrei fare i centrini o dormire fino a mezzogiorno, se no poi penso queste robe).

Bentornatissimi con questa rubrica! Ho iniziato l’articolo l’anno scorso e poi continuato – a spizzichi – per diversi mesi. Ad una certa avevo anche abbastanza titoli, ma erano tutti della stessa casa editrice, la Mondadori, e no, questa cosa la potrei fare solo dietro compenso (ah-ah-ah soldi per pubblicizzare libri ah-ah-ah). Solo che trovare titoli fantasy lesbo non è proprio facilissimo – almeno, io ho faticato non poco a mettere insieme questo misero elenco di letture tradotte in italiano (in inglese ce ne sono un sacco). Sicuramente nell’esatto momento in cui pubblicherò l’articolo ne compariranno una vagonata.

Dato che l’articolo attende da tempo, direi di non indugiare oltre…non è vero, prima vi lascio un recap delle puntate precedenti (anche se questi articoli non sono come i film Marvel, si possono leggere come entità separate senza per questo perdersi dei nessi logici fondamentali):

Non so se avete notato, ma per i primi 9 articoli tutti i titoli contenevano la parola “amore” o la sua traduzione inglese “love”, perchè mi piaceva questo richiamo. Dalle ultime volte, invece, ho cambiato rotta e adesso i titoli sono sono sempre canzoni famose, ma per il resto ho lasciato perdere il richiamo della parola love nel titolo (pure perchè io di musica so pochissimo e conosco tre canzoni in croce).

Ora partiamo, per davvero.

Malice di Heather Walter (Mondadori 2022 e 2024, 468 pagine e 492 pagine rispettivamente)

Retelling della fiaba della Bella Addormentata nel Bosco, il cui cartone conosco A MEMORIA (e a cui attribuisco qualsiasi aspirazione irrealistica sull’amore e le relazioni. Maledetti i cartoni che hanno costellato la mia infanzia).

Protagonista della dilogia è Alyce (=Malefica), una Vila, creatura associata alla magia oscura e malvagia. Nel mondo di Alyce sono le Grazie ad essere portatrici della magia “buona” (=le fate). Le Grazie sono tutte assoggettate ad una legge molto repressiva, e lavorano in diverse Case finchè il loro dono non svanisce.

Alyce, chiamata la Grazia Oscura, scopre pian piano i suoi veri poteri e la loro natura, grazie ad un misterioso prigioniero rinchiuso in una torre da centinaia d’anni.

Ma, mentre cerca vendetta o anche solo una possibilità di fuga, Alyce incontra la principessa Aurora. E scoppia la scintilla. Ops, spoiler? Boh, forse già il fatto di essere in questo articolo avrebbe potuto essere considerato spoiler.

La storia non ha particolari guizzi di originalità; la protagonista “non-come-le-altre” e dotata di poteri unici ed eccezionali non sono proprio idee nuovissime, ma funziona. È un capolavoro? No, ma è una lettura carina, senza pretese, che io mi sono letta in un paio di giorni. E poi, scusate, dopo un’infanzia passata a vedermi rappresentata – in quanto donna – come la principessa dormiente mezza inutile o come strega kattivissima, direi che sono contenta che le new generations abbiano anche altre opzioni.

Le prime pagine del secondo volume, per me, sono le migliori (quelle in cui – spoiler senza contesto – Aurora non c’è); poi si svacca un po’ e il finale è davvero tirato.

[Piccola disquisizione: avete notato come i cartoni animati siano diventati sempre più edulcorati, dove non ci sono veri conflitti o scene di rifiuto? L’altro giorno mi sono guardata Luca, il cartone della Disney ambientato alle Cinque Terre – che comunque mi è piaciuto un sacco – ma il tempo che passa tra il momento in cui Luca mostra la sua vera natura agli abitanti del paese e la loro accettazione dura circa 30 secondi; nel passato invece l’eroe/eroina ci metteva se non tutto il film almeno 10 minuti per riprendersi (il Re Leone, Mulan…). Senza contare che gli ultimi cartoni deviano proprio dalle trame in cui si affrontano temi più ardui; per dire, ieri ho visto Stranger World, uscito in sordina nel 2023, che mi è pure piaciuto un botto perchè, già nei titoli, ricorda Indiana Jones e i film di avventura degli anni ’80; però non ci sono conflitti, non ci sono eroi, non c’è tensione, non ci sono momenti che fanno davvero paura (ragà, il bosco di Biancaneve o la risata malvagia della strega mi perseguitano ancora oggi). Comunque – a prescindere da tutto – Stranger World stra-consigliato: primo cartone Disney con personaggio dichiaratamente gayo! Vai, Disney, che ci stai arrivando anche tu!].

Passo al prequel de Il priorato dell’albero delle arance, Un giorno di notte cadente di Samantha Shannon (Mondadori 2023, 948 pagine)

Un libro corposo (io l’ho letto in formato digitale, fortunatamente, non credo che le mie braccina avrebbero potuto sopportarne il peso fisico). Dopo le prime 100-200 pagine in cui ho cercato di raccapezzarmi e ricordarmi i luoghi e le persone del Priorato, finalmente ho iniziato ad ingranare e…a quel punto mi è scaduto il prestito del libro digitale. Ho aspettato due mesi, ne sono rientrata in possesso e finalmente l’ho concluso. Carino, sì, certo che alcuni finali sono forse troppo scontati, troppo all’acqua di rose (ormai il metro di paragone per tutto è Joe Abercrombie).

Però merita una lettura, davvero. Non entro neanche nel dettaglio della trama perchè, come il Priorato, la storia segue diversi personaggi sparsi per il globo; rispetto al Priorato, ammetto che ci sono personaggi maschili un tantinello più caratterizzati (oddio, ce n’è uno che è rilevante, gli altri no), quindi complimenti all’autrice; alcune storie d’amore gaye sono parecchio telefonate e non del tutto convincenti, ma va bene così.

The chosen and the beautiful di Nghi Vo (Mondadori 2024, 276 pagine)

Retelling de Il Grande Gatsby, che io adoro. Sul serio, amo il romanzo di Scotty, ma resta il fatto che questo retelling non dice granchè: la storia è raccontata dalla prospettiva di Jordan, l’amica di Daisy, che qui diventa vietnamita e queer (o bi), o chissene. Peccato che sia la sua etnia che le sue preferenze sessuali non cambino nulla ai fini della trama.

L’ho inserito nelle storie fantasy perchè c’è una parte di magia, ma decisamente troppo poca per renderlo un vero fantasy e la storia non è un retelling convincente, perchè comunque ci soffermiamo troppo sulla storia tra Daisy e Gatsby, che conosciamo già. Non posso parlare della scrittura e se questa, in originale, richiami lo stile di Fitzgerald. Per me è un no.

Non l’ho manco finito e non mi interessa finirlo (a meno che non vengano fuori colpi di scena incredibili nelle ultime 50 pagine; nel caso, informatemi).

Afterlove di Tanya Byrne (Mondadori 2024, 312 pagine)

La trama è abbastanza prevedibile e non ci sono colpi di scena particolarmente brillanti. Posso citare tra i pregi che è parecchio inclusivo – la protagonista è pakistana – e che è pure scorrevole.

Ashana incontra Poppy durante una gita di classe, ed è subito cotta epica. Le due iniziano a frequentarsi, ma, dopo pochi mesi, nella notte di Capodanno, Ashana viene investita…e se vado oltre spoilero troppo.

La parte “fantasy” è assurda, c’è lo stesso realismo e le stesse regole de Sotto la porta dei sussurri di T.J.Klune, quindi se uno prende questo romanzo per il fantasy, no, ragà ci rimane male.

Se uno lo prende per un romance carino e senza pretese, ok. Io non sono di quei lettori fanatici che vanno ad analizzare il senso logico dei fantasy e dell’universo magico, altrimenti non potrei mai leggere Kerri Maniscalco, però in questo romanzo la parte fantasy è veramente traballante e la storia non sta in piedi. Il finale mi aveva fatto incavolare, salvo che poi l’autrice – nei Ringraziamenti finali – ha scritto di aver realizzato l’opera durante un lutto personale che ha vissuto, quindi mi sono sentita troppo stronza e ho deciso di non affossare completamente il romanzo per la scelta finale.

La notte e la sua luna di Piper CJ (Mondadori 2023, 432 pagine)

Amaris e Nox sono vivono da tutta la loro vita in un orfanotrofio gestito da suore. In realtà l’orfanotrofio smercia le orfanelle ai clienti più danarosi (credo che la storia sia ispirata ai Magdalene Laundries, gli orfanotrofi irlandesi gestiti dalle suore che davano in aadozione i bambini delle ragazze ‘detenute’). Quando Amaris viene adocchiata da una maitresse di bordello, Nox si scambia con lei, mentre Amaris scappa, rifugiandosi tra le montagne.

Si tratta del primo volume di una quadrilogia (quattro volumi per questa storia, Piper? QUATTRO??? Ma che t’ha fatto di male la foresta amazzonica?).

Ragà, il romanzo per me è solo noioso. Però, su internet, leggo che la traduzione ci ha salvato da una roba orrenda, perchè a quanto pare l’originale era drammaticamente disagiato dal punto di vista grammaticale e sintattico. Sulla storia…mah, per me è stupidissima, e infatti non ho ben capito il grande hype che ha generato, storia stupida e bruttina come tanti altri titoli. Quindi, un primo, sentito e doveroso GRAZIE alla traduttrice, che ha preso una roba e l’ha trasformata in un testo intellegibile. So che a volte sono critica con le traduzioni, ma qui tocca ringraziare moltissimo Serena Tardioli: ti meriti una statua e spero che l’editore ti abbia compensata per tutte le fatiche. Per di più, ho visto che nel suo blog si interessa a tematiche LGBTQIA+ e transfemministe e quindi niente, è scalata in vetta alle preferite e per questo lascio il suo sito (perchè, come è noto, gli editori passano dal mio blog per cercare i contatti lavorativi: https://serenatardioli.wordpress.com/).

Tornando velocemente al romanzo, so che è stato criticato per la rappresentazione stereotipata del personaggio di Nox, una ragazza di colore che diventa una voluttuosa schiava sessuale. Onestamente, io non ci ho fatto granchè caso, ma solo perchè tutto il romanzo è orrido e i personaggi sono descritti a chiappa, quindi non mi ha colpito particolarmente. Nel caso vorreste saperne di più, consiglio di controllare la sezione commenti su Goodreads, dove alcune kritike particolarmente spietate (severe ma giuste, per parafrasare i Romani) mi hanno fatto volare altissimo.

Legends & Lattes di Travis Baldree (Mondadori 2023, 348 pagine)

Questa copertina mi ricorda troppo i romanzi fantasy degli anni ’80-’90, o le fanfiction fatte rigorosamente a casa, dall* tuo* amic* che sa disegnare così bene e ti fa un favore in cambio di una ciambella con le gocce di cioccolato (sono le 11 del mattino e ho fame. Ho concluso la colazione ben 2 ore fa e non ho fatto altro che rimanere al pc a scrivere, eppure il mio stomaco mi lancia dei segnali di FAME come se avessi percorso tre maratone).

Comunque, il libro. Io MAH. Nel senso che la storia è completamente incentrata su un’orchessa – ex assassina spietatissima – che apre un bar. Giuro. Fine della storia.

Boh.

Cosa voleva dirmi l’autore? Qual è il messaggio del libro? L’unico che ho colto io è che, se proprio devi aprire un bar, fallo in un mondo magico dove non hai bisogno di trecentomila permessi e autorizzazioni.

Io sto ancora perplessa, perchè su Goodreads c’è chi lo ha adorato, ma io davvero non riesco a capire l’entusiasmo. Come genere di fantasy, giusto per intendersi, è simile a La casa sul mare celeste di TJ Klune, unico libro dell’autore che io mi sento di consigliare, che è una lettura banalissima, ma che riscalda il cuore. Credo sia questo l’unico pregio del romanzo, onestamente.

Per il resto non c’è davvero niente: l’orchessa vuole costruire un bar e ci riesce, tra l’altro in tempi brevissimi, nel senso che in meno di un mese ha ristrutturato completamente una vecchia stalla cadente e l’ha resa un locale popolare, incontrando – fra le altre cose – il suo interesse amoroso, una succube.

Tutto molto interessante – come canterebbe Rovazzi – ma pure – sempre stando su Rovazzi “aspetta che ti mostro il c***o che me ne frega”. Non voglio essere cattiva, perchè in fin dei conti è stata anche una lettura veloce e scorrevole, però il Vuoto Cosmico.

Capisco che possa essere considerato un comfort book, quindi benissimo.

Ah, l’unica cosa che mi ha dato fastidio è la rappresentazione della “mafia” in questo mondo fantastico: l’unico ostacolo al bar di Viv è la presenza di una specie di signorotto locale che pretende un tributo da tutti i commercianti della zona: si deve pagare il pizzo. Viene fuori che il kattivo mafioso in realtà, è una nonnetta che, nonostante venga descritta come una spietata assassina da tutti, sceglie di farsi pagare la sua quota in biscotti. MA VAFFANBRODO, VA’. TU E I BISCOTTI.

Questa roba mi ha fatto uscire il fumo dalle orecchie perché la tematica dell’estorsione la sento come particolarmente grave e spietata, forse perché vivo in Italia, e quindi questa scenetta della mafiosa “buona” mi ha fatto girare le balle che non possiedo a girandola impazzita.

Crier’s world e Iron heeart di Nina Varela (Mondadori 2023, 612 pagine)

Ragazzi che brutta dilogia. Brutta, brutta, brutta. Scritto svogliatamente, con personaggi carta-velina, odio che si tramuta in amore, un world building banale e per di più scritto male…non si salva nulla. Le due personagge – Crier e Alya – sviluppano una relazione dal nulla, completamente a caso. Ayla è una serva umana in cerca di vendetta degli Automi cattivi che hanno ucciso tutta la sua famiglia, e diventa ancella personale di Crier, un’automa figlia del sovrano automa, colui al quale Ayla ha giurato vendetta tremenda vendetta.

Ogni frase, ogni situazione, ogni personaggi, persino il love triangle: già tutto visto e letto, in romanzi di gran lunga migliori.

Di questo articolo, questa dilogia conquista il podio per peggiore fantasy. Ma, in generale, il peggiore di tanti fantasy letti ultimamente (ok, lo ammetto, non ne ho letti molti di recente, ma questo proprio NO).

L’autrice non aveva voglia, si percepisce chiaramente.

Personaggi buoni o cattivi così, senza vie di mezzo; automi che hanno bisogno di dormire nonostante siano mezzi robot; situazioni casuali in cui il personaggio A si trova proprio dove stanno parlando i personaggi B e C di un progetto segretissimo; storia d’amore viziata dall’imparità di ruoli (padrona – schiava); sviluppo e caratterizzazione non pervenuti. C’è persino il fratello creduto morto che in realtà è vispo e arzillo.

Ma bastaaaaaa.

Noia, noia, noia. Per paragone – Legends e lattes è più scorrevole e credibile, con un arco narrativo più interessante (e in quel cavolo di libro SI LIMITANO AD A PRIRE UN BAR IN UNA TERRA FANTASY CON GOBLIN, ELFI E ORCHI).

No, ma proprio tanto tanto NO. Tutto maiuscolo. NO.

Di nuovo, io non mi leggo high fantasy e poi vengo a pretendere chissà che da romanzi scritti perchè va di moda, sia chiaro. Io leggo roba commercialissima, e questa dilogia – paragonata alla media della roba commerciale – ne esce male.

Sembra quasi inutile specificarlo, ma lo dico lo stesso: non è che siccome hai messo una storia gaya e hai raggiunto la tua bella dose di diversity (che poi, diversity per modo di dire), il romanzo automaticamente spacca. Non avevo neanche aspettative chissà che alte, ma veramente una delusione su tutta la linea. Ad una certa, mentre leggevo sul treno di ritorno, un venerdì sera, sono scoppiata a ridere perchè il romanzo ha fatto il giro ed è diventato iconi-trash.

Beetle l’apprendista strega di Aliza Layne (Tunué 2021, 256 pagine)

Onesta: non fa per me. Non mi ha convinto la storia, non mi hanno convinto i personaggi e la palette di colori ha rischiato di rovinarmi le pupille. Un tripudio di aranci intensi o viola che per me non ha funzionato.

Beetle vive con la nonna goblin in una ridente cittadina sperduta non so dove, e passa le sue giornate con un coso blobbiforme chiamato, appunto, Blob, una specie di fantasma legato al centro commerciale.

Un giorno in città rientra Kat, l’amica speciale (wink wink) di Beetle; peccato che la zia di Kat voglia demolire il centro commerciale, luogo a cui Blob è legato indissolubilmente da…un incantesimo? un sortilegio? insomma, da qualcosa per cui non può andarsene liberamente.

Ma l’amore trionfa. Ops, spoiler, pardon.

È un fumetto per ragazzə delle medie, dal momento che Beetle ha 12 anni, quindi va tutto preso con le pinzette.

A me, alla mia veneranda età per cui alle medie potrei esserci già andata tre volte se creassero tre me con ognuna un terzo dei miei anni (oddio, vedete a mangiare pesante la sera, poi il mattino dopo si straparla), insomma, dicevo a me che sono anziana fuori e pure dentro, non ha convinto. Ma, ribadisco, è questione di gusto personale, non ho critiche oggettive da muovere al testo.

Concludo con un graphic novel molto carino, La ragazza del mare di Molly Knox Ostertag (Tunué 2023).

Graphic novel che aspettavo da taaaanto tempo, dal momento che l’autrice è la stessa di Il ragazzo strega.

[P.s. piccola curiosità: il compagno della scrittrice è autore e sceneggiatore di un cartone animato molto carino, Nimona, presente su Netflix: per quanto non perfetto, è il primo cartone pensato per un pubblico familiare che comprende una coppia gaya! Che non supponiamo solo essere gaya, ma che si scambia addirittura un bacio!!! OMIODDDIO CHE COSA STA SUCCEDENDO, SE CONTINUA COSI’ TRA POCHI DECENNI RISCHIAMO DI ESSERE DI VEDUTE PIU’ APERTE!].

Morgan è una ragazza che vive su un’isolotto sperduto da cui non vede l’ora di andarsene…e che è segretamente gaya. Un bel dì incontra Keltie, una selkie – ragazza foca – di cui si invaghisce e con cui crea un rapporto bello ma sempre segretissimo.

C’è anche un risvolto ecologista, che male non fa. È pensato per un pubblico molto giovane – la storia è infatti molto semplice e lineare; ho apprezzato molto l’importanza del gruppo di amiche nel circolo di Morgan, i messaggi che si scambiano il fatto che la loro amicizia abbia un ruolo di primo piano. Grande, Molly, continua così!


Cito, per onestà, un libro che ha riscosso enorme successo qualche anno fa, Lei che divenne il sole (che non ho recensito, l’ho solo letto e l’ho pure dimenticato); Gideon la nona (devo ancora leggere il terzo volume della saga, che in italiano è stato tradotto con “Nona la nona”. MAH); Ragazza, serpente e spina (letto e sconsigliato, così a kattiveria); Così si perde la guerra del tempo (bellissimo!).

Vorrei leggere – ma qui vedremo – anche la serie di fumetti con protagonista Korra, un personaggio che io manco conoscevo e che rientra nella serie Avatar – The last airbender (io, a parte che esistono dei live action fra cui un film che ha fatto schifo a tutti e una serie tv che ha fatto schifo a quasi tutti, non so proprio cosa sia). Consigliatemi se ne vale la pena, perchè sono 6 fumetti + 2 spin off su Korra, non proprio poca roba. E poi c’è il serio rischio di intripparsi in una nuova fissa: effettivamente è da un po’ che non ho più botte di questo tipo, una nuova fissazione è proprio quello che ci vuole.

Buona giornata!

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